L’Italia s’è mesta: l’intervista di Marina Bisogno a Mariano Sabatini su Caffè News Magazine

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L’Italia sta attraversando una grave crisi economica e sociale. Compito del giornalista è delineare il quadro delle problematiche, declinarle e tentare di guardare oltre. Mariano Sabatini, giornalista, autore televisivo e scrittore, per assolvere il suo compito, ha lasciato parlare i giornalisti stranieri che da anni lavorano in Italia. “L’Italia s’è mesta” (Giulio Perrone editore)è la voce corale di uomini e donne deputati all’interpretazione della realtà italiana. Colleghi francesi, inglesi, spagnoli, russi che hanno raccontato i pregi e le contraddizioni del Belpaese con l’occhio del corrispondente estero. L’Italia del sole, del mare, di persone illuminate, spesso geniali. Ma anche l’Italia indolente, passiva davanti ad una promessa di cambiamento mai concretizzata. Per alcuni è colpa di Berlusconi , della concentrazione del potere economico e mediatico nelle sue mani. Per altri la responsabilità è della gente, che accetta di subire la politica, svuotando di senso la democrazia, a favore di una vera e propria dittatura. Mariano Sabatini, ha fotografato il Paese con le parole di tanti giornalisti stranieri che in Italia vivono e lavorano, e che, come lei, sono immersi in una realtà contorta, spesso filmica, con la differenza che non gli appartiene fino in fondo. Il distacco è la giusta lente o ci sono problematiche endemiche che un forestiero non potrà mai cogliere?

Al contrario penso che per avere la migliore visione d’insieme dei fatti e delle cose italiane la loro distanza, connaturata alla diversa nazionalità, sia quello che ci vuole. Noi ne siamo immersi fino al collo e tendiamo a perdere l’orientamento. È come trovarsi in una manifestazione caotica senza riuscire a vedere la testa o la coda del corteo. Diciamo che i colleghi stranieri hanno il vantaggio di poterci osservare dall’alto della loro lucidità.

Dalle testimonianze raccolte nel libro emerge un’immagine del Belpaese spaccato tra la vivacità e l’inventiva della gente e la sua incapacità di reagire di fronte all’incombenza di una dittatura dolce. Non è una contraddizione in termini?

Se ci pensa è proprio la nostra attitudine a cercare fantasiosamente la svolta, la soluzione infallibile, l’uomo della provvidenza ad averci messo nei guai. Anche se qualcosa sta timidamente cambiando, siamo stati a lungo come bloccati, non abbiamo la spinta innata a cambiare lo status quo.

Per Richard Heuzé di “Le Figaro”, Sarcozy pagherebbe per essere chiacchierato per vent’anni, così come è successo a Berlusconi . Al contrario, secondo Margaret Stenhouse un Berlusconi anglosassone è inimmaginabile. In entrambi i casi la realtà italiana è un unicum…

Ben magra consolazione, non le pare? Una collega spagnola si augura che in nessuna altra democrazia occidentale si replichi il modello Berlusconi , nel pochissimo bene e nel tanto male funzionante da quasi un ventennio. Pensando che anche un altro durò vent’anni dalle nostre parti, con tutto quello che ne conseguì, mi tremano i polsi.

”Berlusconi conosce gli italiani meglio di loro stessi”. A sentire la spagnola I. H. Velasco, abbiamo permesso ad un solo uomo di monopolizzare il potere televisivo, iniziando, così, a subirne la politica. Siamo davvero tanto lavativi?

Non solo questione di ignavia, gli italiani cercano l’uomo forte, non importa che struttura dia al governo. Mussolini, Andreotti, Craxi, Berlusconi… A questo punto, sulla base dell’esperienze fatte,dovremmo uscire dall’idea del leader carismatico, elemento introdotto dal berlusconismo. Dovrebbe bastarci un bravo amministratore per traghettarci fuori dalla crisi.

Un blogger italiano emigrato a Parigi ha raccontato a Caffè news che i francesi hanno riso della legge bavaglio, e che al nostro posto, i cugini d’Oltralpe avrebbero invaso le piazze. Se poi le piazze le invadiamo sul serio, scatta la violenza, controproducente. Sbaglio o in questo momento storico siamo come un cane che si morde la coda?

Un po’, sì. Ma nell’attitudine a fare confusione, a contraddirci, a darci addosso l’un l’altro, in questa stagione in particolare, non siamo aiutati dall’esempio dei politici in circolazione. Il tasso di rissosità è altissimo e infetta tutti. Il ministro La Russa prende a calci i giornalisti e poi li accusa di averlo calpestato a loro volta, il ministro Brunetta sputa veleno ovunque si trovi… Una volta il potere logorava chi non ce l’aveva, Andreotti era infatti impassibile; oggi questi sembrano sempre sull’orlo di una crisi… e non solo di nervi.

Marina Bisogno

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