Roma Capitale Magazine: Stefania Colasanti a colloquio con Mariano Sabatini autore del libro L’Italia s’è mesta (Giulio Perrone editore)

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Mariano Sabatini, in L’Italia s’è mesta, ci dona lo sguardo che, sulle vicende del nostro Paese, hanno i cronisti stranieri, arrivati in Italia per lavorare e vivere.

L’importanza di questa raccolta di testimonianze trova le sue giustificazioni in un’analisi profonda e strutturata sulle radici dei nostri mali civili, sociali e politici. Se difficilmente si riesce a essere profeti in patria l’osservazione acuta e diretta di professionisti stranieri risulta preziosa e di fondamentale importanza per riuscire a interrogarci su ciò che sta succedendo nel nostro Paese con una libertà e profondità di sguardo rinnovata.

S.C)In un momento difficile per la cultura e soprattutto per la letteratura italiana, quella attuale, tu parli dell’Italia che muta: perché hai usato il “il gattopardo” per introdurre il tuo libro ?

M.S) Tommasi di Lampedusa, nell’unico romanzo magnifico che ci ha lasciato, racconta in modo perfetto un momento di passaggio di quell’Italia che si avviava all’unità nazionale. A distanza di 150 anni e oltre, nel poco bene e nel tanto male che i giorni ci riversano addosso, possiamo considerare anche questo un momento di passaggio. Passiamo in un tunnel, quello del berlusconismo, che ancora non ci lascia intravedere la fine. Solo crepe sul soffitto. Ma continuiamo a sperare di poter urlare: siamo furori dal tunnel.

S.C) L’Italia s’è Mesta, è un titolo interessante. Credi che l’Italia possa ritrovare la sua forma o pensi sia pensiero utopico?

M.S) Mi sono fatto guidare, nel racconto di come ci vedono i corrispondenti stranieri, da una frase di Indro Montanelli: “Non è vero che la patria la si difende senza discutere…”. Finché avremo ancora questa libertà, quella di dissentire e mettere il dito nelle piaghe purulente del dibattito politico e sociale, potremo sempre sognare di tornare ad essere una grande nazione.

S.C) Nel giudicare l’andamento di questa Nazione, dov’è la differenza tra un giornalista italiano ed un corrispondente straniero?

M.S) Per un’informazione completa, oggi, non si può prescindere dalla lettura dei giornali stranieri, senza dubbio più spregiudicati ed obiettivi nel restituire il clima e i problemi della nostra democrazia ferita dai governi di Silvio Berlusconi. I giornalisti italiani o sono asserviti al premier o sono contro di lui. Con il mio libro ho voluto dimostrare, spero di esserci riuscito, che esiste una terza via. Non quella dell’ottimismo della volontà, venato di complicità o connivenza, né quella del cupio dissolvi, ma del realismo spietato.

S.C) A pag. 111 leggo: “ In Italia c’è il Vaticano, questo è un grande handicap per chi sogna una società diversa. Papa Ratzinger è un conservatore, e non so se si debba ai suoi consiglieri”… cosa di questa affermazione ti trova d’accordo e cosa invece non condividi?

M.S)Sono d’accordo su tutto. La cappa di oscurantismo attribuibile alla Chiesa non possiamo più permettercela, pena l’arretratezza medievale che vieta un serio dibattito sul fine vita, sul riconoscimento delle coppie omosessuali, sulla pillola del giorno dopo, eccetera.

S.C) Il tuo prossimo lavoro avrà ancora da dirci di questa Italia o ci parlerà di altro?

M.S) Credo proprio che, in qualche modo, riguarderà ancora noi. Sto pensando a un libro sulla televisione, altro male italiano. Potrebbe intitolarsi “E’ la tv, bellezza!”, ho avuto proposte da vari editori ma non so ancora dire chi lo pubblicherà né quando uscirà.

Grazie Mariano a presto e buon lavoro.

Stefania Colasanti

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Una risposta a Roma Capitale Magazine: Stefania Colasanti a colloquio con Mariano Sabatini autore del libro L’Italia s’è mesta (Giulio Perrone editore)

  1. Leo ha detto:

    Mitico mariano, e’ proprio un bel punto di vista quello che hai analizzato. Mancava nei libri in lingua italiana.
    Complimenti Leo

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